La guerra del formaggio: no all’invasione delle imitazioni

Si è svolto a New York, il “Summer Fancy Food 2022” presso il Javits Center. È un importante evento fieristico internazionale che ha visto la partecipazione della Coldiretti e Filiera Italia nel “Padiglione Italia”. La presenza italiana è stata fondamentale per la difesa dei prodotti DOP del made in Italy e per estensione la difesa del sistema europeo sulle indicazioni geografiche, messe a rischio da aggressive politiche di marketing statunitense. Gli Stati Uniti, infatti, vorrebbero imporre la commercializzazione di prodotti generici i cui nomi comuni richiamano palesemente quelli di origine protetta e controllata.

Stati Uniti vs Europa: a rischio il Made in Italy

La DOP Economy relativa al solo Made in Italy genera oltre 16,6 miliardi di euro in scambi commerciali con l’estero. Questi introiti sono messi a rischio dalle pressanti richieste da parte del mercato alimentare statunitense che vorrebbe “superare” i confini europei con una serie di prodotti “imitazione” delle principali specialità nazionali ed europee di origine protetta come grana padano, il parmigiano, la mortadella, la pasta, utilizzando nomi comuni che richiamano esplicitamente gli originali. Gli Stati Uniti sostengono, inoltre, che l’Europa con la sua politica di protezione delle indicazioni geografiche pone di fatto una barriera ai prodotti statunitensi e richiede – proprio nella fase in cui in Europa è in discussione una riforma sul sistema UE delle IGP e DOP – di considerare la cancellazione di queste denominazioni.

Gli Stati Uniti avanzano tali pretese forti di quanto già ottenuto per mezzo del “Consorzio dei Nomi Comuni –  Consortium for Common Food Names” presso la Corte Distrettuale della Virginia relativamente al formaggio svizzero “Gruyere”, sentenziando che il termine gruyere può essere impiegato come nome generico per indicare uno “stile” di formaggio indipendentemente dalla sua provenienza.

Si tratta di un evidente campanello di allarme per tutti i prodotti europei e del Made in Italy, in particolare, che metterebbe a rischio un’intera filiera basata sull’eccellenza, sul rigore dei disciplinari e soprattutto sul rispetto di determinate regole igieniche e di produzione che non sono né riconosciute né applicate negli Stati Uniti che, al contrario, stanno promuovendo negli ultimi anni l’industria biologica sintetica, con la produzione di cibi Frankenstein, come la carne in laboratorio e il latte senza mucche, dietro il preteso slogan della “sostenibilità” e della “salvaguardia del pianeta”.

Il braccio di ferro in corso promette di essere lungo e doloroso.

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