Prodotti alimentari più rincarati, ecco quali sono

L’inizio del nuovo anno ha portato ad una nuova crescita dei prezzi di vari prodotti, alimentari e non: quelli energetici o collegati alle materie prime, come ad esempio benzina, luce e gas, ma anche di quelli che giornalmente si trovano sulle tavole di tanti italiani, come il burro e la pasta. L’Unione Nazionale Consumatori, sulla base dei dati dell’Istituto Italiano di Statistica (ISTAT), ha elaborato una classifica di prodotti che hanno visto un’impennata dei prezzi. Andiamo quindi a vedere quali sono i prodotti alimentari più rincarati.

Una tavola sempre più cara

Nella graduatoria degli incrementi più evidenti nel mese di Gennaio 2022, al primo posto troviamo gli oli diversi da quello d’oliva, che vedono una crescita di quasi il 20% rispetto all’anno scorso, seguiti poi dai vegetali freschi diversi dalle patate, il cui rialzo si attestato ad un +13,5%. Leggermente minore è stata invece l’impennata del burro, fermatosi ad un +10,8%. Al di sotto di questo terzetto, troviamo un prodotto italiano per eccellenza, cioè la pasta, che ha segnato un +10%.

Maggiormente contenuti sono stati invece i rialzi di altri prodotti alimentari, come ad esempio i frutti di mare freschi o refrigerati, con un +8,4%, seguita poi dalla farina in crescita del 6,7%, ed ancora la frutta fresca o refrigerata che ha visto un’impennata dei suoi prezzi del 5,5%. Anche il pesce fresco o refrigerato ha evidenziato un incremento del 5,1%, seguito da vicino poi dalla margarina (con un +4,9%) e dai succhi di frutta, che hanno registrato un +4,8%.

Dai vegetali alla carne, gli incrementi meno evidenti

I vegetali surgelati presentano una crescita minore rispetto ai prodotti sopramenzionati, fermandosi ad un +4,3%. L’incremento dei prezzi più vistoso nel comparto della carne, invece, risulta essere quello della carne caprina e ovina, con un +4,2%, rispetto a quella macinata, ai wurstel e alle salsicce, attestatisi al +3,6%. Questi vengono seguiti poi da coniglio e carne di origine equina, in crescita del 3,4%, ed il pollame, che ha evidenziato un aumento del 3,2%. 

Sempre al di sotto della crescita media nazionale dei prodotti alimentari (che si attesta al 4%) troviamo poi l’olio d’oliva, in aumento del 3,9%; il latte conservato, con un +3,7%; lo zucchero ed il pane, in rialzo ambedue del 3,6%. A questi seguono poi le patate, +3,2%, le acque minerali ed il riso, rispettivamente in crescita del 3% e del 2,9%. Fortunatamente, nessuna impennata particolare ha riguardato il tanto amato caffè, con un +2%, ed il latte fresco intero, fermo all’1,1%.

Le ragioni alla base dei rincari

Quello a cui stiamo assistendo è un incremento record, secondo il Presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Dona. Infatti, un tasso dell’inflazione al 4,8% non si presentava dall’Aprile 1996 ed è dovuto in particolare all’impennata dei beni energetici, quali benzina, luce e gas. Senza di questi, il tasso del mese di Gennaio 2022 si attesterebbe ad un modesto 1,8%. Gli effetti negativi di tale rialzo dei prezzi energetici sono anche indiretti, per via dei maggiori costi di trasporto e produzione di vari prodotti. 

Difatti, quelli alimentari hanno visto una crescita sostanziale dal 2,8% di Dicembre 2021 all’oltre 4% di Gennaio 2022. Da qui, sempre secondo Dona, risulta essenziale un intervento del governo italiano che “raffreddi” i prezzi e riduca le bollette di luce e gas, oltre che le accise sui carburanti. D’altronde, questa impennata dei prezzi, sia dei beni alimentari che delle bevande analcoliche, ha effetti pesanti sulle varie famiglie italiane.

In particolare, il costo della vita per una famiglia composta da due coniugi e due figli ha visto un aumento di 284 Euro a livello annuo, mentre per un nucleo familiare con un solo figlio si attesta sui 256 Euro l’anno. In media, per ogni famiglia, nel nostro Paese, la crescita del costo della vita è di 212 Euro. Un livello notevole, considerando anche il periodo di crisi economico-sociale da cui si sta uscendo lentamente, a causa della pandemia, ed il ritorno ad una graduale normalità.Sebbene la situazione italiana non sia unica e il tasso d’inflazione abbia raggiunto cifre considerevoli anche in altri Paesi europei e negli Stati Uniti, tali incrementi di spesa e del costo della vita in generale possono rallentare la crescita dell’economia non solo nazionale, ma anche internazionale, frenando di conseguenza l’espansione economica e indirettamente la capacità di spesa ed il reddito complessivo delle famiglie.

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