Pecorino da record: il primato in Sardegna

Si chiama il Gigante del Cedrino di Loculi (provincia di Nuoro) e pesa 600 chili (precisamente 598,5 kg). Il Guinness dei primati registra così il record del pecorino più grande del mondo. Il suo diametro è di 165 cm ed è alto 60 cm, stagionato a 12 mesi è il formaggio di latte di pecora più grande, superando il record di Ascoli Piceno del 2010 che registrava un peso di 534,7 Kg per 158 cm di diametro e 29 cm di altezza. La certificazione è avvenuta a Loculi a maggio 2019 da parte del giudice del Guinness World Record, Lorenzo Veltri. La Cooperativa che ha prodotto il “record” si chiama “Rinascita di Onifai” e comprende i soci produttori delle località di Onifai, Loculi, Galtellì, Irgoli e Orosei.

I numeri del pecorino dei record

Per realizzare il Gigante del Cedrino ci sono voluti 4500 litri di latte di pecora, 25 kg di sale, 700 ml di caglio, 200 gr. di fermenti lattici; per l’occasione è stata costruita una forma in legno su “misura”, ideata da Anna Pitzalis ed eseguita dalla falegnameria Ligas di Nurri. Un progetto corale che mira anche alla qualificazione del territorio e delle risorse umane e naturali che contribuiscono a impregnare di gusto e sapore il pecorino dei record. Al termine della manifestazione che ha certificato il primato, il formaggio è stato porzionato e distribuito in degustazione – anche tramite prenotazioni internet – al prezzo, altrettanto da record – di 5 € per 500 gr a pezzo.

I formaggi italiani da primato

È noto che il latte e i formaggi italiani sono la bandiera del Made in Italy collocandosi ai primi posti della classifica dei prodotti più amati e venduti anche all’estero per un fatturato superiore a 24,2 miliardi di euro annui (seguiti dai vini, i salumi e i dolci). L’Italia è anche leader in Europa per prodotti caseari certificati come DOP, con oltre 450.00 tonnellate di produzione e tipologie diverse. Si tratta di record di produzione per la filiera del mondo agro-alimentare che può contare su.

  • 4.7 miliardi di materia prima (88% è di produzione nazionale e destinato alla realizzazione di formaggi di cui oltre la metà sono DOP);
  • 32 mila aziende agricole;
  • 1700 imprese di trasformazione.

A trainare le vendite sia nazionali che estere è il Parmigiano Reggiano seguito dal Grana Padano (se ne producono complessivamente 69 mila tonnellate. Nonostante le crisi ricorrenti, tutti i prodotti caseari godono di una sostanziale stabilità sia produttiva che di vendita.

I dati sulla produzione del pecorino

In base ai dati emersi dal Rapporto sulla filiera ovina in Sardegna elaborato dal Centro Studi Agricoli di Cagliari concernenti la produzione del pecorino romano DOP nel biennio 2019/2020, si evince un incremento della produzione rispetto al periodo precedente di + 4.050 tonnellate per una produzione totale di 30.998 tonnellate di pecorino. La quantità di latte prodotta è stata superiore a 254,8 milioni di litri destinati per la trasformazione in pecorino romano DOP, pecorino Sardo, Fiore Sardo DOP, caciotte e pecorini non marchiati

Il 69% del latte è stato destinato alla realizzazione del Pecorino romano, mentre il 31% è stato indirizzato verso la produzione del Pecorino Sardo e del Fiore Sardo. Le vendite all’estero hanno registrato nel primo semestre un incremento in particolare in Francia e Germania (con un +9,2%) a cui fa da contraltare il drastico calo delle vendite negli USA (- 30%) dovuto anche in gran parte alle restrizioni doganali e all’imposizioni di dazi da parte del Governo statunitense sui prodotti provenienti dall’Europa. Gli altri mercati extra-UE hanno compensato in parte le perdite sul fronte americano con un incremento del 29,4%.

Il pecorino è romano o sardo?

Il pecorino è un formaggio antichissimo che risale all’antica Roma, prodotto oggi esclusivamente nel Lazio e in Sardegna. Figlio naturale della campagna romana, il pecorino vanta oltre duemila anni di storia: alimento immancabile sia per i patrizi che come pasto energetico per i legionari. Alla fine del XIX secolo (1800), gran parte della produzione del pecorino romano si spostò in Sardegna, dove ancora oggi esiste il Consorzio di tutela nella località di Macomer (Nuoro). Oggi, il 95% della produzione nazionale del pecorino proviene dalla Sardegna seguendo, però, il “disciplinare” romano. Il Lazio e la sola provincia di Grosseto in Toscana completano il restante 5% della produzione nazionale. Il trasferimento della produzione del pecorino in Sardegna fu giustificato dalla necessità di spazi e dalla naturale vocazione del territorio sardo alla pastorizia.Oggi, il pecorino romano è tra i 5 formaggi italiani più esportati ed è il primo tra quelli prodotti da latte ovino. Alla degustazione, esistono delle differenze tra il pecorino romano prodotto nel Lazio e quello prodotto in Sardegna. In particolare, i 4 tipi di pecorini romani prodotti nel Lazio hanno una salinità e una sapidità più marcata più fedele alla ricetta originaria e alla tradizione che lo vuole marcatamente riconoscibile per la sua rusticità, la ricchezza salina, l’aromaticità a l’afrore rustico del latte ovino. I pecorini romani prodotti in Sardegna sono più “dolci”, più apprezzati e vicini ai gusti dei consumatori del nord e di chi preferisce una sapidità controllata. La salatura è, comunque, a discrezione del produttore e può avvenire a secco o in salamoia dalle 2 alla 5 salature. Si tratta, in ogni caso, di un formaggio forte e dalle caratteristiche distintive del territorio di provenienza.

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